The Bern Session. L'intimità di Liszt

Le scelte interpretative nei Sonetti del Petrarca e nelle Consolations
per la produzione video della primavera 2021

A marzo 2021, l’Hochschule der Künste (Università delle Arti) di Berna mi ha offerto la possibilità di registrare per due giorni nella sua Grosser Konzertsaal (ovvero, la Sala grande da concerto). Ho colto l’occasione per prendere alcuni brani che stavo studiando in quel periodo e fare una piccola produzione video, che ho chiamato The Bern Session! 

Le opere che ho scelto sono cinque composizioni di Liszt che fanno emergere, secondo me, il lato più lirico del compositore. Penso anche che queste opere siano accomunate da una poetica intimista che in ogni brano assume sfumature e significati diversi. Si tratta, nell’ordine di esecuzione, dei Tre Sonetti del Petrarca (tratti dagli Années de pèlerinage II, Italie S.161) e delle Consolations n. 2 e 3

In questo articolo, il primo articolo del mio blog (!), voglio condividere con te alcune riflessioni che mi hanno guidata nello studio e nell’interpretazione di queste composizioni. Insomma, è a una sorta di Guida all’ascolto scritta, dove per ogni brano cerco di offrirti la mia chiave di lettura, inserendo partiture ed estratti musicali dalle mie interpretazioni. Se sei un pianista, spero che i miei spunti interpretativi possano esserti utili. Se non lo sei, magari possono offrirti una nuova prospettiva per l’ascolto…. 🙂

Pensare, e lasciarsi guidare, da ciò che ha ispirato le composizioni che suoniamo, è il primo passo da fare per dare loro il giusto valore e riuscire a esprimerne al meglio il contenuto musicale. Nel mio processo interpretativo ho ritenuto fondamentale tenere a mente i due poli tematici delle composizioni di Liszt: il rapporto tra musica e letteratura nel caso dei Sonetti, e quello tra musica e paesaggio nel caso della Consolation n. 3. 

Perché dovrebbe essere così importante considerare ciò che ha ispirato le composizioni che suoniamo? Per dare a quell’organizzazione di suoni (che costituisce ogni brano musicale) un carattere che rispecchi pienamente il senso dell’opera. I Sonetti del Petrarca di Liszt (numeri 47, 104 e 123) sono ispirati, come suggerisce il titolo, a tre poesie di Francesco Petrarca tratte dal Canzoniere e dedicate a Laura (la donna amata). Per l’interprete questa è un’informazione fondamentale. Se leggiamo i versi di Petrarca intuiamo subito qual è il sentimento che dobbiamo esprimere attraverso il pianoforte. Le esatte parole usate dal poeta, il ritmo e la metrica dei versi ci aiutano a comprendere meglio l’agogica (l’andamento del tempo musicale) dei Sonetti di Liszt a cui sono ispirati.

All’interno di ogni poesia di Petrarca, l’amore per la donna amata assume diverse declinazioni che Liszt riesce perfettamente a tradurre in musica. Il sentimento d’amore viene espresso con tono pacato, alternato a momenti di affanno, nel primo Sonetto, con pathos e slancio lirico nel secondo, mentre nel terzo assume le sembianze di un amore trasfigurato, spirituale e inarrivabile. 

La prima versione di questi Sonetti, ad opera dello stesso Liszt, è per canto e pianoforte. Ascoltarla è particolarmente utile perché ci permette di capire con precisione come Liszt traduce in musica ogni parola di Petrarca. Su YouTube si trovano le interpretazioni di Luciano Pavarotti e John Wustman al pianoforte, ti consiglio di andare ad ascoltarle!

Finita la premessa, andiamo a vedere ogni brano nel dettaglio! Tutti gli esempi musicali inseriti sono tratti dall’Edizione Peters curata da Emil von Sauer, allievo di Liszt.

Goditi il trailer della Bern Session, poi passiamo ai brani!

Sonetto 47

Eccoci! All’inizio del primo Sonetto (Sonetto 47 – Benedetto sia ‘l giorno), il sentimento d’amore viene espresso da Petrarca con un tono sereno e pacato. Ho fatto molta attenzione alle indicazioni agogiche (Sempre mosso, con intimo sentimento) ed espressive (il canto mf espressivo e un poco marcato) scritte da Liszt all’inizio del tema; mi hanno aiutata a rendere in musica lo stesso clima della poesia, intimo ed espressivo.

L’accompagnamento richiede un colore morbido (Liszt scrive l’accompagnamento sempre dolce) in modo da non sovrastare la linea del canto. Il compositore ci suggerisce addirittura di usare una corda per l’accompagnamento, proprio per addolcirne il timbro. Personalmente, ho usato una “mezza corda”: ho abbassato il pedale sinistro solo di poco per ottenere un colore più vellutato e far emergere meglio la linea melodica. Infine, è importante mantenere l’andamento della sinistra regolare e farsi guidare da esso, perché ci aiuta a non spezzare il disegno della melodia in sincope.

Sonetto 47, battute 12-17

Benedetto sia’l giorno e’l mese e l’anno

e la stagione e’l tempo e l’ora e’l punto

e’l bel paese e’l loco ov’io fui giunto

da’duo begli occhi che legato m’ànno;

 

E benedetto il primo dolce affanno

ch’ì ebbi ad esser con Amor congiunto,

e l’arco e le saette ond’ì fui punto,

e le piaghe che’nfin al cor mi vanno.

 

Benedette le voci tante ch’io

chiamando il nome de mia donna ò sparte,

e i sospiri e le lagrime e’l desio;

 

e benedette sian tutte le carte

ov’io fama l’acquisto, e’l pensier mio,

ch’è sol di lei; si ch’altra non v’à parte.

Sonetto 104

La Bern Session continua con il secondo Sonetto (Sonetto 104 – Pace non trovo), che è sicuramente il più ricco di contrasti dal punto di vista emozionale. Qui, il pathos dell’amore espresso in versi da Petrarca viene tradotto da Liszt con una grande intensità e uno slancio lirico coinvolgente che accompagnano tutto il brano. La composizione inizia con un recitativo patetico molto espressivo (quindi non c’è una vera e propria melodia cantata, ma la scrittura ricorda più una declamazione a metà tra il parlato e il cantato). 

In questa prima parte ho usato il pedale giusto lo stretto indispensabile, per dare particolare risonanza alle singole note del tema (senza prolungare di molto l’armonia sotto) e ottenere una declamazione musicale che fosse, per l’appunto, a metà tra il parlato e il cantato. Tra i Sonetti, il secondo è senz’altro il più carico di contrasti agogici, dinamici e di uso del rubato. 

Sonetto 104, battute 7-10

Pace non trovo e non ho da far guerra

e temo, e spero; e ardo e sono un ghiaccio;

e volo sopra ‘l cielo, e giaccio in terra;

e nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio.

 

Tal m’ha in pregion, che non m’apre nè sera,

nè per suo mi riten nè scioglie il laccio;

e non m’ancide Amore, e non mi sferra,

nè mi vuol vivo, nè mi trae d’impaccio.

 

Veggio senz’occhi, e non ho lingua, e grido;

e bramo di perire, e chieggio aita;

e ho in odio me stesso, e amo altrui.

 

Pascomi di dolor, piangendo rido;

egualmente mi spiace morte e vita:

in questo stato son, donna, per voi.

Sonetto 123

L’ultimo Sonetto (Sonetto 123 – I’ vidi in terra angelici costumi) è quello che amo di più. Qui, il sentimento d’amore si trasforma in qualcosa di spirituale e irraggiungibile, ed è proprio la dimensione spirituale che Liszt rende perfettamente con la sua musica. In questo brano, secondo me il lavoro più difficile è, usando le parole di Liszt, la ricerca di timbri pianistici che ricreino, attraverso lo strumento, una sonorità “luminosa” che riesca a tradurre in suoni gli angelici costumi cantati da Petrarca.

Il cuore del brano, la sua parte più profonda, coincide secondo me con le battute 41-48 (Più lento). In questa parte, ho enfatizzato il contrasto tra la melodia nel registro acuto (battute 41-44) che secondo me deve avere un suono “cristallino”, e la melodia nel registro centrale (battute 45-48), che invece richiede un timbro più scuro e concreto.

In questa parte del brano volevo ottenere un suono “luminoso”, quindi ho suonato la melodia con la punta delle dita, scaricando il peso su di esse e mantenendo l’accompagnamento sempre pianissimo e leggerissimo. Penso di essere riuscita nel mio intento! Il risultato ottenuto è quello di una prospettiva sonora, con la melodia dal suono più profondo e intenso in primo piano e l’accompagnamento che rimane sullo sfondo.

Sonetto 123, battute 41-48

I’ vidi in terra angelici costumi,

E celesti bellezze al mondo sole;

Tal che di rimembrar mi giova, e dole:

Che quant’io miro, par sogni, ombre, e fumi.

 

E vidi lagrimar que’ duo bei lumi,

Ch’han fatto mille volte invidia al sole;

Ed udì’ sospirando dir parole

Che farian gir i monti, e stare i fiumi.

 

Amor! senno! valor, pietate, e doglia

Facean piangendo un più dolce concento

D’ogni altro, che nel mondo udir si soglia.

 

Ed era ‘l cielo all’armonia s’intento

Che non si vedea in ramo mover foglia.

Tanta dolcezza avea pien l’aer e ‘l vento.

Consolation n. 2

Andiamo alle Consolations! Ricordano molto il genere della “Romanza senza parole” di Mendelssohn. Nella mia interpretazione della Consolation n. 2 potete notare che spesso suono le note dell’accompagnamento prima delle corrispondenti note della melodia. Questa scelta interpretativa è legata ad alcuni studi fatti sullo stile pianistico della scuola di Liszt, dove suonare la melodia e l’accompagnamento in modo “non simultaneo” era una prassi molto diffusa.

Consolation n. 2, battute 1-8

Consolation n. 3

La Consolation n. 3, invece, mi ricorda la superficie calma di uno specchio d’acqua che la sera riflette la luce della luna. Non a caso questa composizione è soprannominata Notturno sul lago di Como, dove secondo diverse fonti è stata abbozzata. Un luogo, il Lago di Como, in cui, come scrive lo stesso Liszt in una lettera all’amico Ronchaud nel 1837, l’anima sembra sorvolare sulle cose terrene, abbandonata alla magia serale della natura, «lassù, sulle sorgenti eterne di tutte le bellezze» (Lina Ramann, Liszt-Pädagogium, 1901). 

La tranquillità delle acque del lago è resa perfettamente dall’accompagnamento della mano sinistra, che crea una sorta di tappeto armonico. La grande difficoltà del brano è proprio questa: rendere la sonorità dell’accompagnamento molto leggera e omogenea.

Per ottenere questo risultato timbrico, ed evitare di dare involontariamente accenti che ne interrompano l’uniformità, ho concentrato il mio ascolto sulle risonanze della nota del basso dopo averla suonata, e, mantenendo sempre il focus dell’ascolto su di esse, ho suonato le crome interne “dentro” le risonanze del basso (per approfondire il concetto, puoi dare un’occhiata a questa guida su Instagram!). Questo permette di mantenere una certa omogeneità nell’andamento e nel colore della sinistra.

Consolation n. 3, battute 1-6

Ecco, penso di averti parlato di alcuni degli aspetti principali da tenere in mente nello studio di questi brani. Spero che troverai spunti utili per la tua interpretazione! 

Qui sotto puoi vedere la playlist di Youtube che raccoglie tutti i brani della Bern Session. Ricordati di iscriverti al canale e di cliccare sulla campanella per rimanere aggiornato sui prossimi video!

Il backstage

“The Bern Session” ha preso vita tra il 10 e l’11 marzo 2021, grazie al lavoro del tecnico del suono Benoit Piccand, del regista David Nguyen e di un bellissimo pianoforte Yamaha presente nella sala. Mi sento fortunata ad aver incontrato l’arte di questo giovane regista di Friburgo; le sue bellissime riprese e la capacità di cogliere il senso della musica attraverso le immagini hanno contribuito a comunicare il contenuto emotivo e, in particolare, l’intimità delle composizioni di Liszt.
Ringrazio in particolare Andrea, che mi ha motivata e aiutata a realizzare tutto (e, soprattutto, mi ha rifornita di cioccolata, indispensabile per suonare bene!).

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